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RAFFAELE TULLIO, UNA PASSIONE PER MACCHIA E IL MOLISE

 

Raffaele Tullio nacque a Macchia d’Isernia nel 1911, discendente di una famiglia che risulta residente a Macchia fin dal XVII secolo. Si trasferì a Roma per frequentare l’Università e a soli 24 anni vinse il concorso per insegnare materie letterarie nei licei. Dal 1949 al 1952 fu preside del liceo classico Fascitelli di Isernia. Divenne in seguito preside del liceo Mamiani di Roma, segretario generale dell’Associazione nazionale dei presidi, membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Divenuto poi ispettore centrale del Ministero della pubblica istruzione, fu segretario generale dell’Associazione nazionale degli ispettori centrali. Grand’ufficiale al merito della Repubblica, ebbe la medaglia d’oro e il diploma di benemerenza di prima classe per la scuola, cultura e arte offerta dal Ministro della pubblica istruzione.

Pur vivendo a Roma, al Molise dedicò le sue più profonde attenzioni. Nel 1964 fondò la Famiglia molisana a Roma. Dal 1970 fu direttore della rivista «Risveglio del Molise e del Mezzogiorno». Nel 1979 fondò l’Istituto molisano di studi e ricerche, per mezzo del quale organizzò numerose importanti manifestazioni per lo sviluppo storico e culturale della Regione. Nel 1993 pubblicò un volume intitolato «Il Sannio fra antico e moderno».

Ma è a Macchia che è rimasto sempre rivolto il suo cuore, beneficando, per quanto fosse nelle sue possibilità, i suoi concittadini e riuscendo a farvi istituire una scuola media. Nel 1993 pubblicò un libro intitolato «Un lembo d’Italia, Macchia dentro la storia», dove, oltre a illustrare il bassorilievo di Calidio Erotico rinvenuto a Macchia e a sostenere che Celestino V fosse nato in un territorio rientrante nel comprensorio di Macchia, descrive il mondo della sua infanzia trascorsa in un paese povero, tra difficoltà e disagi.

Edificò un villino in via Coste Latrine, la strada che poi divenne «via Raffaele Tullio». In questo villino trasferì la sua ricca biblioteca, collocata negli scaffali lignei costruiti da Pietro Pirolli, e vi trascorse tutte le estati dei suoi ultimi anni. La casa dove nacque, in via del Popolo 4, oggi di proprietà del nipote Paolo, è stata concessa in comodato al Comune, affinché, rispettando i suoi desideri, vi fossero attivate iniziative culturali. All’esterno è apposta una targa commemorativa.

Quando morì, nel 1998, il suo funerale a Macchia fu officiato dal vescovo Andrea Gemma.

 

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